Un’interessante analisi che ciascuno di noi può fare di tanto in tanto, e che richiede solo un po’ di tempo e uno specchio (anche quello del bagno va bene), riguarda la consapevolezza di sé sul piano professionale. Si tratta di guardare la persona nello specchio mentre parla di sé, delle sue esperienze, delle sue motivazioni, di quello che fa e che vorrebbe fare in futuro.
I due elementi indispensabili per la buona riuscita dell’esperimento sono: parlare a voce alta allo specchio (quindi meglio farlo quando in casa non c’è nessuno) e sforzarsi di rimuovere tutte le bugie che ci raccontiamo su noi stessi, le maschere che indossiamo tutti i giorni per piacere agli altri (seconda buona ragione per compiere l’esperimento lontano da orecchie indiscrete).
Seguendo il filo del discorso cerchiamo di “spersonalizzarci” e di guardare con interesse l’immagine riflessa, ascoltandola con attenzione. Ci convince? Ci piace? E’ davvero quello che dice di essere? Sta mentendo a se stesso o sta provando a convincerci di qualcosa che non è credibile? Sa cosa vuole? Sa chi è davvero? Appare o è?
L’esercizio risulta particolarmente utile quando si sta per affrontare un colloquio di lavoro, o ci si sta dibattendo nel dubbio, quando si tratta di prendere qualche decisione importante per la nostra vita.
Tu ti assumeresti? Questa è l’utile domanda che, alla fine, dobbiamo porci: se nemmeno noi ci sentiamo troppo convinti della persona nello specchio. occorre modificare qualcosa all’interno o all’esterno di noi. Ovvero qualcosa nel nostro comunicare non funziona, oppure ci siamo talmente autoconvinti della verità di qualche storia che è entrata nella nostra narrazione quotidiana da averne smarrito una corretta prospettiva. O, ancora, non abbiamo così chiare le nostre motivazioni (e meta-motivazioni) al cambiamento (di vita, di lavoro), che non siamo più in grado di convincere gli altri, e nemmeno più noi stessi.
Alla fine, i primi e migliori giudici di noi stessi… siamo noi. Facciamo diventare questo esercizio un’abitudine: scopriremo il perché di successi e insuccessi.