Forza e saggezza, disciplina e dedizione, consapevolezza e coraggio. I Samurai emergono dalla loro storia millenaria e sono in grado di fornirci importanti spunti per la nostra vita quotidiana e d’azienda.
Nati nel Giappone feudale, i Samurai incarnavano l’ideale cavalleresco del condottiero e del maestro d’armi sia in termini qualità morali e spirituali sia in quelli del “mestiere della guerra” nel quale erano riconosciuti come la massima espressione di quella che era considerata una casta di guerrieri.
Il codice di comportamento raffinatissimo al quale si attenevano era il Bushido. Non solo una serie di regole ma il sunto di una predisposizione teorica e pratica alla dedizione assoluta, al miglioramento personale, al vivere qui e ora, alla gestione e al superamento della paura (fino al superamento della paura della morte) per perseguire l’obiettivo e il fine della loro esistenza.
Cosa possono insegnarci, oggi, i Samurai e perché ho inserito alcuni concetti del Bushido nel mio corso: L’Arte della Guerra in Azienda?
La prima lezione ci deriva dalla costante tensione del Samurai verso la crescita personale, tradotta nei termini del superamento dei propri limiti e nella corretta gestione degli atteggiamenti mentali. Le circostanze della vita e il modo in cui la nostra mente le interpreta, siano esse positive o negative, costruiscono solchi nei quali ci adattiamo naturalmente.
Spesso il timore stesso del cambiamento, l’accettazione passiva e rinunciataria rispetto alle difficoltà costruiscono alibi o trappole che ingabbiano l’azione e che ci spingono a vivere situazioni o circostanze che non ci rendono né migliori né felici. L’azione, la risolutezza e la determinazione sono proprie dei Samurai: uniche vie per agire consapevolmente e costantemente, sempre alla ricerca non solo del bene ma soprattutto del meglio.
La seconda lezione riguarda invece il superamento del timore del fallimento (altra trappola mentale nella quale, consciamente o inconsciamente, tutti cadiamo). Un timore che paralizza, ferma i tentativi sul nascere e spinge all’inazione. Il timore di fallire fa di noi dei falliti (con una sorta di profezia autorealizzante). I Samurai, dunque, ci insegnano che occorre preparare la nostra mente alle sfide. Ci ricordano, col loro esempio, che la nostra vita è fatta per progredire o regredire e la possibilità di rimanere immobili non ci è concessa. Ci insegnano anche ad amare l’errore in quanto possibile esito di una qualsiasi azione e molla verso il miglioramento: in qualsiasi errore, se lo si vuole analizzare, infatti, c’è insito un insegnamento per apprendere, evitare di ripeterlo e per migliorare noi stessi (“Sette volte cadi e otto rialzati“).
La terza lezione riguarda il coraggio e la gestione della paura. Avere coraggio, infatti, non significa non avere paura o reprimerla, ma saperla gestire. Il primo passo per divenire Samurai è proprio la comprensione intima delle paure e la decisione consapevole di passare attraverso le stesse per dissolverle. In una parola, impedire alla paura di ingigantirsi nella nostra mente e di dominarci. Far leva, sulla paura e sullo stress positivo, infatti, è una straordinaria via per superare i blocchi naturali e spingerci a fare cose.
E arriviamo così alla cifra assoluta della mentalità dei Samurai: per migliorare noi stessi e per imboccare la strada del cambiamento dobbiamo (metaforicamente) uccidere la persona che eravamo per rinascere come persone nuove. Autocommiserazione e indulgenza sono da bandire in favore della centratura e della voglia di far accadere le cose.
Come persone, uomini d’azienda, professionisti abbiamo l’onere (e l’opportunità) di generare continuamente eventi nella nostra vita con assoluta determinazione e desiderio di metterci in gioco e migliorare. Come veri Samurai.