Nella teoria della “formazione e soluzione dei problemi” sono cardinali alcuni concetti che ormai sono diventati classici. L’approccio al problem solving si basa su una visione non lineare e non convenzionale dell’accadere, del gestire e del risolvere, in contrasto con la logica tutta Cartesiana della sequenza lineare e del rapporto causa-effetto.
Come posso parcheggiare una Ferrari a New York per una settimana spendendo solo 15 dollari e con la certezza di ritrovarla?
Come posso rompere l’assedio del mio castello quando mi rimangono solo un sacco di grano e un maiale per sfamare i miei cittadini?
Come posso aiutare tre bambini a dividere tra di loro 17 cammelli che il padre ha lasciato in eredità, garantendo al primo di averne la metà, al secondo un sesto e al tezo un nono (senza naturalmente uccidere nessun cammello)?
Come posso scoprire, con una sola pesata, quale dei miei dieci sacchi d’oro contiene monete false (e quindi più leggere)?
Come posso rompere l’assedio del mio castello quando mi rimangono solo un sacco di grano e un maiale per sfamare i miei cittadini?
Come posso aiutare tre bambini a dividere tra di loro 17 cammelli che il padre ha lasciato in eredità, garantendo al primo di averne la metà, al secondo un sesto e al tezo un nono (senza naturalmente uccidere nessun cammello)?
Come posso scoprire, con una sola pesata, quale dei miei dieci sacchi d’oro contiene monete false (e quindi più leggere)?
La soluzione di questi problemi, a metà tra il rompicapo e l’indovinello, ha il pregio di indicare un diverso approccio metodologico che prevede la necessità di uscire dagli schemi per affrontare e risolvere problemi molto più complessi di quelli di questi esempi e che spesso bloccano l’individuo in un circolo vizioso. E’ il caso delle fobie, delle ossessioni, del panico, ma anche delle decisioni da prendere in azienda o di quelle relative alla costruzione del proprio futuro personale o professionale.
Queste problematiche impattano spesso sulla vita professionale dei manager, sulla loro capacità decisionale, sulla gestione dei rapporti interni con i propri collaboratori, capi, colleghi. O anche solo sulla capacità di mantenere il sangue freddo davanti al pubblico, a una telecamera o un giornalista. Avere la consapevolezza di saper pensare “out of the box“, come dicono gli inglesi, significa spesso essere armati di una certezza: sapere di avere una chance in più di salvarsi dalle sabbie mobili quando gli altri non fanno che dibattersi inutilmente.
A proposito, avete risolto i problemi qui sopra?