Molto diverso in un gioco di strategia è anche il nostro atteggiamento verso i pezzi. Noi non ci identifichiamo con essi, ma in qualche modo soffiamo vita in loro, o almeno alcuni di noi lo fanno, specialmente in giochi come gli scacchi in cui i pezzi hanno poteri diversi. Un alfiere sul tavolo non è niente. Un pezzo di legno. Ma se messo su una scacchiera, immediatamente sembra riempirsi del desiderio di muoversi, di andarsene nella sua pazza strada obliqua.
[…] In tutte le forme classiche di scacchi c’è sempre una linea di soldati a piedi davanti ai pezzi nobili nel retro: umili pedoni che siamo sempre pronti a mandare avanti per essere scambiati o sacrificati per un vantaggio minimo; sebbene sappiamo che ognuno di loro ha in sè il potere di essere un giorno promosso e diventare un pezzo maggiore […] Possiamo vedere quindi i nostri modesti pedoni crescere e gonfiarsi di importanza quando minacciano la promozione. […] Ma il più vicino alla vita di tutti i pezzi degli scacchi è naturalmente il cavallo. Da bambino avevo una vera passione per questo pezzo […] la sua trasgressività, il suo non rimanere nei ranghi e il suo atterrare sempre in una casella dell’altro colore.
Simpatizzavo anche con la reputazione che aveva di non essere un pezzo molto forte. Sebbene, come tutti sappiamo, in buone mani anche un cavallo può seminare il terrore, specie se saldamente piazzato al centro. Nimzovich ha detto che un cavallo protetto al centro è come una spina nella gola dell’avversario.
Ho ripreso questo brano di Alex Randolph che riassume molto bene le metafore scacchistiche della tipologia e del valore dei pezzi, metafore che facilmente si possono correlare alla gestione del personale e del management in azienda. Alfieri, pedoni e cavalli sono, se ci pensiamo bene, i nostri colleghi o i nostri collaboratori. Il fedelissimo che si muove su linee preordinate, affidabile quando si tratta di colpire seguendo il proprio obiettivo e la linea assegnata ma dal quale è impossibile aspettarsi il guizzo creativo. L’umile pedone, che svolge il proprio lavoro con costanza e sa già che potrà essere sacrificato, ma che diventa sempre più consapevole e motivato in vista di una crescita professionale. La follia del creativo e di chi difficilmente sa stare nelle regole: il cavallo, arma debole e potente insieme, che va inserita e gestita in un contesto controllato, per ottenerne il meglio.
Metafore e piste di riflessione per la vita professionale e per la gestione delle persone…
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