La “Trappola di Tucidide” può essere applicata alla concorrenza tra le aziende?
Chiariamone il concetto: si tratta di una classica espressione della geopolitica che individua la potenziale tendenza di alcune competizioni politiche o economiche per la supremazia tra gli Stati, a sfociare in vere guerre combattute. Nasce dall’ipotesi, formulata proprio dallo storico ateniese Tucidide, secondo la quale lo scoppio della Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta si originò dal timore spartano per la crescente potenza egemonica ateniese.
Egemonia più dichiarata e sbandierata di quanto effettivamente non fosse in realtà. Una buona operazione di marketing da parte degli ateniesi, diremmo oggi, che ebbe però un effetto devastante.
E proprio questo è il punto che ci interessa in relazione alla concorrenza tra aziende. E in particolare in relazione all’attività di marketing.
L’attività di marketing va bilanciata e pensata non solo per dare voce al brand o al prodotto, ma anche per essere coerente con le dimensioni e le potenzialità effettive dell’azienda. Oltre ai rischi connessi a un eccesso di domanda (al quale l’azienda non sarebbe in grado di fare fronte con la propria offerta), c’è anche un rischio consistente di cadere vittima della versione moderna della Trappola di Tucidide.
Ovvero venire “attaccati” duramente dalla concorrenza (che magari ha più mezzi e potenza di fuoco) e soccombere solo per una sorta di ipertrofia della comunicazione e del marketing che fanno apparire, agli occhi dei competitor, l’azienda come davvero temibile e quindi da combattere con ogni mezzo (lecito o persino illecito).
Un buon piano marketing, quindi, oltre a essere bilanciato in termini percentuali rispetto al fatturato e strutturato per espandere la domanda (o contenerla), dovrà tenere conto anche di questo effetto collaterale per nulla secondario.
In medio stat virtus, quo ultra citraque neque consistere rectum, dicevano invece i latini: principio sempre e comunque valido anche nella gestione aziendale.