MARIO: Ciao Stefania, oggi ti ho pensata quando ho visto in televisione le tante proteste dei ragazzi che vorrebbero tornare a scuola
STEFANIA: Eh Mario, periodo complesso
MARIO: Senz’altro lo è Stefania, certo che questo problema della scuola secondo me non è affrontato nella giusta prospettiva. I ragazzi parlano molto dell’efficacia della didattica a distanza, in realtà forse quello che manca è l’aspetto relazionale!
STEFANIA: No, sono d’accordo con te. Certo, i ragazzi stanno rinunciando a tutto l’aspetto relazionale e di socialità che la scuola, i docenti, offrono… E questo per loro è certamente molto faticoso
MARIO: Quindi tu non vedi un problema di efficacia della didattica?
Perché la formazione aziendale di cui spesso ci occupiamo, qualche problema lo ha…
STEFANIA: Io penso che a livello di “didattica” si stiano imparando molte cose, forse non citate nel piano ministeriale ma certamente utili. Per esempio, si sta imparando un “nuovo modo” di fare didattica, un modo per utilizzare con efficacia le piattaforme internet; in pratica un nuovo modo di mettersi in gioco
MARIO: Io non ho alcuna esperienza di questo “nuovo modo”. Istintivamente mi viene da pensare che manchi il contatto diretto con il docente e con il resto della classe. Sbaglio?
STEFANIA: Sì, è vero che manca il contatto diretto. Ma la tecnologia c’è, esiste e ormai fa parte del nostro mondo, della nostra quotidianità, perché tenerla fuori totalmente dall’aspetto della didattica? Con questo non voglio dire che basti per sé stessa, ma che può essere integrata con un approccio più diretto e relazionale come quello in presenza
MARIO: Su questo sono pienamente d’accordo. Sulla centralità della tecnologia nella nostra vita, intendo. A pensarci meglio, in fin dei conti quando il professore entra in classe e spiega la lezione senza interagire è una forma di “formazione a distanza”, no? Forse la nostra didattica scolastica è ferma a un modello ottocentesco. A scuola non si considerano, per esempio, molte competenze che sono poi richieste nel mondo del lavoro e in azienda.
Che sia la volta buona per migliorare la scuola invece che di peggiorarla?
STEFANIA: Sai Mario non sono d’accordo nel considerare la didattica a distanza come una sorta di “tappabuchi” della didattica in presenza. Secondo me la dad, sia a livello di docenti che di allievi, ci ha insegnato e ci insegna molto. Perché non farla diventare parte di un processo integrato di crescita? Trasformare questa difficoltà nell’opportunità di modernizzare una didattica tradizionale che, come dicevi anche tu, è ferma a un modello forse troppo “tradizionale”?
MARIO: Per te che vivi i due mondi, quello della formazione aziendale e quello della didattica scolastica, quali sono i vantaggi o i plus?
STEFANIA: Beh, si può interagire anche senza essere nello stesso luogo. Le lezioni sono comunque dirette e chiare, con meno distrattori esterni. Si può, se la lezione è registrata, riguardarla in tempi successivi, il materiale della lezione è condivisibile facilmente, si possono prendere appunti o fotografare parti importanti… E aggiungo, i ragazzi imparano che il monitor non è solo tic toc o playstation😉😊
Quali sono invece le tue perplessità rispetto alla formazione degli adulti?
MARIO: Più che perplessità si devono affrontare alcune vere e proprie difficoltà: faccio un esempio. In un corso di vendita, dove si lavora soprattutto sull’atteggiamento e sulle qualità di comunicazione in presenza è molto complicato allenare l’allievo al controllo della propria comunicazione non verbale, a mantenere il corretto atteggiamento di fronte al cliente. La parte di trasferimento dei concetti relativi alle tecniche di vendita, non è problematico (si potrebbe leggerle anche su un libro) ma il far “mettere in gioco” la persona nelle simulazioni è davvero complesso…
STEFANIA: Allora ti chiedo… Quando ho partecipato a tuoi incontri formativi (standing ovation per te), tu usavi la telecamera per registrare i tuoi allievi in modo che potessero rivedersi. Questo non è un uso proficuo della tecnologia? Non si potrebbero integrare i vari aspetti? In fondo, imparare a parlare davanti a un monitor non è semplice neanche per noi docenti, ma permette una crescita personale!
MARIO: Sì certo! E devo anche dire che dopo la prima resistenza delle persone a parlare davanti alla camera, diventa una cosa che apprezzano e che chiedono proprio per avere occasione di rivedersi e auto-correggersi. D’altra parte, tu che lavori con grande abilità anche in televisione e conduci trasmissioni sai bene quante persone soffrono il trauma della telecamera!
STEFANIA: Io penso che la tecnologia sia entrata prepotentemente nelle nostre vite ormai da qualche anno. Il Covid ci ha reso ancora più dipendenti da lei: siamo diventati noi al suo servizio. Ecco, utilizziamola anche al nostro servizio😉. Io propendo per un approccio integrato, con i pro e i contro di ogni forma di comunicazione. A scuola, in azienda, nella vita!
MARIO: Sono d’accordo. Il futuro è nelle nostre mani😉👍
STEFANIA: 😉😊 buona serata Mario😘 a presto!
MARIO: Anche a te Stefania😘