A oggi, malgrado la propensione di alcune fasce sociali ad abbandonare i mezzi tradizionali di reperimento delle informazioni a favore di quelli innovativi, i metodi non sono cambiati molto.
Due sono i capisaldi (sempre validi):
- La “teoria ipodermica” (o bullet theory), utilizzata soprattutto per formare la pubblica opinione in maniera istantanea, prevedendo una sostanziale passività del ricevente e un meccanismo classico basato su stimolo-risposta-rinforzo.
- La così detta “agenda setting”, ossia la teorizzazione della comunicazione che non influenza direttamente il comportamento esplicito delle masse ma che mira all’ottenimento di effetti a lungo termine dalla diffusione delle notizie, plasmando il modo in cui il destinatario struttura la propria immagine della realtà e dell’ambiente che lo circonda.
Un paio di esempi chiariranno meglio la differenza tra i due approcci.
Quando alla televisione sentiamo parlare di lunghe code davanti ai negozi che fanno saldi, solo qualche volta e in apertura di telegiornale, stiamo “subendo” effetti ipodermici dell’informazione. La nostra reazione sarà probabilmente conseguente a questo stimolo e verrà rinforzata dai fatti (usciremo per andare a fare acquisti anche se eravamo in dubbio e constateremo di persona se effettivamente le code c’erano o meno. Se poi avremo o non avremo fatto affari, questo rinforzerà la nostra opinione ma il risultato di farci uscire di casa è ottenuto). Inoltre, e in maniera più sottile, l’informazione è volta a modificare la nostra opinione in relazione alla crisi economica dilagante. Ovviamente, se i negozi sono pieni, sono tra i pochi ad essere in difficoltà. Probabilmente per colpa mia, per la mia scarsa intraprendenza o la mia incapacità di competere in questo mondo.
Quando, invece, notiamo che alcune notizie appaiono e scompaiono subito dopo dai titoli dei giornali o dai servizi televisivi (questo avviene di solito con notizie politiche), si sta applicando l’agenda setting.
Ossia il meccanismo di formazione della pubblica opinione in base a ciò che i media conoscono o ignorano, trascurano o seguono, enfatizzano o mettono in secondo piano. In questo caso i media non agiscono sul meccanismo stimolo-reazione ma sulla rappresentazione della realtà partendo dall’assunto che la gente si interessa o ignora gli argomenti forniti o esclusi dalla comunicazione mediatica. Non sento più parlare di quella notizia quindi, evidentemente, non era importante. Indipendentemente dal suo valore oggettivo.