Pilastro fondamentale della costruzione di se stessi è un buon bilanciamento dell’autostima. Ma come aumentarla se è bassa, o ridimensionarla se troppo alta?
Gli effetti di uno sbilanciamento dell’autostima si ripercuotono sugli altri sia in ambito lavorativo che in quello personale. Difficoltà nel farsi accettare o nell’accettare gli altri, nel proporre e nel far accogliere le proprie idee e opinioni, nel guidare gli altri o nel farsi guidare: effetti distorsivi della percezione di se stessi che devono essere corretti.
Molte sono le strade percorribili, ma ritengo assai interessante la via che passa dall’accettazione.
Sentirsi inadeguati significa confrontarsi con “modelli” idealizzati (il padre imprenditore nel caso di un passaggio generazionale in azienda, tanto per fare un esempio), per poi verificare la propria inadeguatezza (o autoconvincersi della stessa).
Il confronto con un modello ideale che non porti a una spinta verso il miglioramento ma a un totale rifiuto di noi stessi, parte appunto dalla non accettazione dei nostri naturali limiti e delle nostre debolezze e, soprattutto, dal non saper riconoscere i nostri punti di forza e le nostre capacità. Infine nella non volontà di riconoscere i limiti naturali del “modello”, in quanto portatore di valori assoluti e irraggiungibili.
Ma spesso, analizzando soggetti affetti da una bassa percezione di sè, si scopre di come sia difficile per loro accettare tutti quelli che non sono il loro modello ideale, e quindi tutti gli altri.
A proposito di accettazione di se stessi guardate questo meraviglioso video creato dalla Società svizzera Pro Infirmis (qui il canale video di YouTube) proprio per sensibilizzare nei confronti della necessità di accettare per accettarsi. Il titolo racconta tutto: “Because who is perfect”. Ognuno può essere un modello, purché si rappresenti nella propria mente come tale. L’accettazione degli altri arriverà di conseguenza.